Benvenuti in casa Giunti
Festeggiamo la vittoria di
Intervista a Beatrice Fini, Direttore Editoriale Giunti Editore, e allo scrittore Pino Imperatore di Anna Petrazzuolo
In qualità di Direttore editoriale, passa al vaglio senz’altro innumerevoli manoscritti. Come si riconosce un bestseller? Non esiste un canone fisso di riconoscimento, i bestseller si costruiscono con il tempo, i mezzi e l'esperienza. È necessario il lavoro di tutti: l’autore in primis, poi il comparto editoriale, la comunicazione, il marketing e il commerciale e infine il lettore che genera il passaparola. È il passaparola che trasforma dei buoni successi in bestseller.
La poetica della risata è sempre una carta vincente? Non per tutti gli argomenti la risata è la strada giusta; certo è utile per sdrammatizzare, esorcizzare la paura, anche comprendere le dinamiche di alcuni meccanismi e restituire un po’ di allegria e felicità. Poi dipende da cosa si sta trattando. Nel caso della saga degli Esposito la risata è stata senz’altro vincente.
Dal suo osservatorio privilegiato, saprebbe dire dove sta andando la letteratura? Se sapessimo dove sta andando la letteratura il settore dell’editoria non vivrebbe questo periodo difficile, d’altronde non sappiamo dove sta andando l’uomo e la letteratura in quanto espressione diretta dell’animo umano non può che percorrere lo stesso iter. Pavese però diceva che la letteratura è una difesa contro le offese della vita e sono pienamente d’accordo con questo potere escatologico dei libri. Le direzioni e gli ambiti nei quali si muovono gli scrittori sono l’espressione di una necessità, di un’esigenza che i lettori trasmettono quasi inconsapevolmente. Quanto più uno scrittore recepisce questo messaggio tanto più il suo libro verrà accolto dal pubblico e avrà assolto la sua missione. In questi ultimi tempi ad esempio le storie vere, quotidiane, i temi forti stanno prendendo il sopravvento sui fantasy, sulla letteratura di puro intrattenimento perché, evidentemente, le persone hanno bisogno di segnali, di esempi, di percorsi interiori da intraprendere per ristabilire innanzi tutto una tranquillità, una sicurezza per poi rinnovarsi e andare avanti.
Perché leggere la saga degli Esposito firmata da Pino Imperatore? Perché stigmatizzando e mettendo in ridicolo la camorra, la si mina alla base, la si fa scendere da quel piedistallo di sacralità e autorevolezza su cui si basa. Bisogna frantumare le fondamenta per farla crollare e la strada intrapresa con grande coraggio e impegno da Imperatore è una picconata che si unisce al lavoro sul campo di tanti altri.
Ci dà un’anticipazione sulle prossime uscite della narrativa targata Giunti? Parliamo dei titoli del prossimo semestre: una serie di uscite importanti e temi forti. Da Come fossi solo di Marco Magini, appena arrivato in libreria, un libro potente scritto da un giovane neppure trentenne sull’eccidio di Srebrenica, a Clara Sereni con Via Ripetta 155 che ripercorre il decennio ’68-’78 che tanto ha condizionato la storia politica e sociale del nostro Paese, e poi un romanzo di Tiziana Merani sull’amore giovanile e la scelta dell’autenticità e il bellissimo Le cose che non so di te, una storia intergenerazionale di Baker Kleine e infine il nuovo libro di Simonetta Agnello Hornby che andrà in libreria a maggio.
Rispondendo sì, peccherei di presunzione. Rispondendo no, verrei tacciato di falsa modestia. Allora dico sì e no. Ci speravo, è ovvio, e ad un certo punto il successo è arrivato con naturalezza e rapidità. Merito dei tanti lettori che hanno apprezzato i miei romanzi e del passaparola che hanno fatto scattare in tutta Italia. Merito degli artisti e dei produttori che mi hanno coinvolto nel progetto teatrale e in quello cinematografico: la Tunnel Produzioni, la Colorado Film, Alessandro Siani, Paolo Caiazzo, Nando Mormone, Maurizio Totti, Alessandro Usai, Guido Chiesa. A tutti va il mio immenso grazie.
Come si scrive un bestseller? Ah, saperlo! Una formula universale non esiste. E meno male, altrimenti tutti gli scrittori farebbero a gara per applicarla, con risultati disastrosi per la loro creatività e per l’originalità delle opere. Nel mio caso, molto è dipeso dalla mia voglia di divertirmi. Per me scrivere è un sacrificio, una fatica, ma anche un grande spasso. Se non mi diverto, non scrivo. E la delizia che provo nell’inventare storie e personaggi buffi cerco poi di trasferirla ai lettori. Regalare risate e sorrisi è la mia missione.
Il registro comico è il filo conduttore dei diversi ambiti in cui è impegnato, dalla scrittura al Premio Massimo Troisi passando per il laboratorio creativo intitolato ad Achille Campanile. Una risata salverà il mondo? Nel finale de “Il nome della rosa” di Umberto Eco, il monaco cieco Jorge da Burgos, per giustificare la sua condotta assassina, dice a Guglielmo da Baskerville: “Il riso libera il villano dalla paura del diavolo, perché nella festa degli stolti anche il diavolo appare povero e stolto, dunque controllabile. Quando ride, mentre il vino gli gorgoglia in gola, il villano si sente padrone, perché ha capovolto i rapporti di signoria”. Ecco perché, da sempre, il riso fa paura al potere, soprattutto al potere fondato sulla violenza, sulle ingiustizie, sulla disonestà: il riso lo mette a nudo, lo rende vulnerabile, lo smantella. Ridere è un atto di libertà assoluta.
Insieme al divertimento, le vicende che lei ha raccontato dispensano anche degli insegnamenti. È per questo che molte delle presentazioni hanno luogo nelle scuole, tra gli adolescenti? Che emozione, incontrare gli scolari e gli studenti. Ascoltare i loro commenti, rispondere alle loro domande, soddisfare le loro infinite curiosità. La letteratura è anche questo: impegno, crescita, diffusione della conoscenza. Quando vado nelle scuole o nelle università, provo una gioia immensa, e avverto il gran desiderio dei ragazzi di capire, di apprendere, di migliorare il mondo. Si preoccupano per me, e spesso mi chiedono se ho paura che la camorra possa farmi qualcosa di male, visto che la metto alla berlina. Io rispondo di no, perché ho loro come “guardie del corpo”. I miei lettori più giovani sono i miei fantastici angeli custodi.
Dopo il sequel Bentornati in casa Esposito, cos’altro bolle in pentola? Molti progetti. La voglia di scrivere un nuovo sequel della storia degli Esposito ed altri romanzi comici; ho tre o quattro buone idee, e prima poi le metterò su carta. La voglia di scrivere per il teatro e per il cinema, per allargare i miei orizzonti e rivolgermi ad un pubblico più ampio. La voglia di dimostrare, se mai ve ne fosse bisogno, che la letteratura comica e umoristica è un genere di prim’ordine.
Grazie. Grazie a voi, a nome anche di tutti gli Esposito! Quando hanno saputo del Premio Perelà, Tonino e Patty si sono commossi, e l’iguana Sansone ha strizzato un occhio in segno di approvazione.
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