Il giro di Napoli in 501 luoghi
Il libro di Agnese Palumbo e Maurizio Ponticello recensito per il quotidiano la Repubblica di Anna Petrazzuolo
Promette bene il titolo del nuovo libro scritto da Agnese Palumbo e Maurizio Ponticello, Il giro di Napoli in 501 luoghi (Newton Compton). Guida non convenzionale, il corposo volume è frutto di un monumentale lavoro di ricerca teso ad andare oltre la facciata meramente estetica per affondare dritto nell’anima di quella che Curzio Malaparte definiva la più misteriosa delle città europee. Invece delle solite schede redatte in stile anonimo, il lettore trova qui le voci vive e appassionate di due scrittori orgogliosi di essere napoletani che nulla concedono al facile marketing e ai cliché. Il loro itinerario si sviluppa, tappa dopo tappa, come un’ampia narrazione che tratta aspetti culturali e letterari, archeologici e storici, elementi della tradizione culinaria, del costume e della lingua. Si scopre così che i “luoghi” a Napoli hanno storie che si perdono nel mito e personaggi che anche a distanza di secoli continuano a vivere, incastonati tra i muri dei castelli, dei palazzi e delle chiese. Come Virgilio che, prima di san Gennaro, fu il nume tutelare della città, Vate e Mago a cui chiedere aiuto nei momenti difficili; Federico II, l’imperatore che nel 1224 fondò la prima università statale, libera e laica; Tommaso d’Aquino che a San Domenico Maggiore inaugurò il suo Studium adibito all'insegnamento della teologia. La Napoli dei molti primati (Pietrarsa, il primo treno e il primo sciopero; San Carlo, il primo teatro lirico; Palazzo Venezia, la prima ambasciata al mondo) si fa attraversare in lungo e in largo, con Spaccanapoli che la taglia in due, un’ininterrotta sequenza di vie e piazze che prende ben sette nomi diversi. Ma è soprattutto nelle salite e nelle discese che la passeggiata diventa suggestiva: le rampe Brancaccio, i gradoni di Chiaia, la salita del Moiariello, il Petraio, la Pedamentina, il più antico dei camminamenti. Seicentocinquanta metri per quattrocentoquattordici gradini, fu concepita per collegare il centro storico con la nascente certosa di San Martino in modo da trasportare più agevolmente i marmi e i materiali che sarebbero serviti per edificarla. E poi c’è la Napoli che non ti aspetti, quella che non vedi in superficie perché è sotterranea e antichissima, fatta di cunicoli e gallerie che hanno avuto nel tempo gli usi più incredibili. In questo racconto avvincente più di un thriller, c’è spazio anche per la movida, per le canzoni immortali e per il cinema, da Vittorio De Sica a Massimo Troisi. Accanto a loro, compaiono in filigrana i grandi di ogni epoca: Caravaggio, Matilde Serao, Benedetto Croce, Salvator Rosa, Eleonora Pimentel Fonseca, Eduardo, Totò, Viviani, Anna Maria Ortese e tanti altri ancora. Quanto è bella Napoli? L’idea di questa guida sui generis deve essere partita proprio da qui, come del resto la scelta di strutturare l’intero viaggio sulla memoria, il patrimonio più prezioso che un popolo possa vantare. Un virgulto di rinascita è la reazione a caldo, arrivati al capolinea. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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